Quali sono i cambiamenti psicologici che una donna si trova a vivere durante i primi mesi di gravidanza? Avete desiderato a lungo questa gravidanza eppure da quando siete incinte, momenti di euforia si alternano a momenti di tristezza e angoscia? Non avete più voglia di fare nulla, tranne che dormire?
Questi sintomi se da un punto di vista fisico si legano principalmente ai cambiamenti ormonali che il vostro corpo vive (es. aumento di steroidi e progesterone), quali spiegazioni psicologiche hanno?
Il primo trimestre è caratterizzato da molti cambiamenti come l’ambivalenza emotiva: in alcuni momenti siete felici per la gravidanza e la accettate di buon grado, un momento dopo, invece, vi ritrovate a piangere e ad avere paura.
Questi stati d’animo non vi devono spaventare perché segnalano il grande lavoro che la vostra mente sta facendo per adattarsi alla nuova realtà.
Durante tutti i nove mesi, infatti, c’è una vera e propria ristrutturazione di sé.
Ma perché avviene tutto questo?
Così come l’utero si ingrandisce per fare spazio all’embrione e al feto, anche la mente deve ampliarsi per formare il “Sé materno” e creare uno spazio mentale per il bambino e per la sua relazione con lui.
Un’altra manifestazione evidente nei primi mesi è il sonno: l’incessante bisogno di dormire di più e la sensazione di essere sempre stanche.
Il cambiamento psicologico dell’ipersonnia per gli psicoanalisti sta a indicare l’inizio della “regressione”.
La regressione permette alla donna di superare l’ambivalenza di cui abbiamo parlato sopra (conflitto fra accettazione e rifiuto della maternità) ed è gestita attraverso il sonno che fa “tacere” questi stati d’animo.
La regressione quindi, ha una valenza positiva e alla donna serve anche per entrare in contatto con il suo mondo interno e sviluppare l’attaccamento al feto.
È come se la madre facesse un viaggio a ritroso concedendosi di tornare indietro nelle fasi di sviluppo, fantasticamente quasi di diventare ovulo, embrione e poi feto e quindi di nascere con il suo bambino.
Ritornare a vivere le proprie fasi infantili può essere a tratti spiacevole o doloroso, in quanto, possono emergere conflitti e situazioni emotive del passato.
In prima linea c’è il rapporto con la propria madre:da una parte vi identificate con lei per il ruolo che state per svolgere (anche voi madri!), da altra parte invece, potete avvertire un’aggressività nei suoi confronti per i conflitti non risolti.
Altri sintomi tipici del primo trimestre sono la nausea e il vomito.
Da un punto di vista psicologico possono derivare:
- dall’ambivalenza che si prova: il voler espellere il feto o il voler “vomitare” le cose cattive (es. pensieri negativi o la non accettazione per la gravidanza) per paura di aver danneggiato il bambino;
- dall’ansia: paura del cambiamento, ansia per l’ignoto, il timore di non essere in grado di accudire il figlio, paura che il bambino non sia sano;
- dalla solitudine (es. la donna è lontana dalla famiglia di origine o dalla famiglia allargata di un tempo dove molte donne si occupavano della futura mamma). La gestante utilizza la nausea e il vomito come una sorta di “richiamo” per avere attenzioni.
La donna dunque, in questi primi mesi di gravidanza si confronta sia con la fatica fisica che psicologica. I momenti piacevoli seppur presenti non sono in primo piano e, devono aspettare il secondo trimestre per occupare la scena.
Per tali motivi c’è bisogno di dare alla donna grande ascolto e comprensione. Se i messaggi che il suo corpo invia vengono accolti e interpretati in modo corretto dal partner (o da chi le sta accanto) può essere un’importante occasione di crescita per la coppia e la famiglia. Nel caso in cui i cambiamenti psicologici in gravidanza, dovessero creare una situazione di malessere che tende a perdurare nel tempo e a incidere negativamente sulla coppia, sulla propria vita e sul benessere del futuro bambino è bene chiedere un sostegno psicologico per affrontare al meglio questo periodo così importante.
Bibliografia
Righetti P. L. e Sette L. (2000) Non c’è due senza tre, Torino