Le cellule fondamentali che costituiscono il cervello si chiamano neuroni. I neuroni per comunicare e scambiarsi dei messaggi si avvalgono delle sinapsi (la loro parte finale). Nelle prime fasi di vita, fino agli 8 anni di età, vi è un rapido sviluppo del numero delle sinapsi.
In seguito, anche in base alle esperienze e agli apprendimenti che facciamo, si assiste a una progressiva e naturale eliminazione chiamata “potatura” delle sinapsi. In questo modo ogni cervello si specializza e ogni soggetto sviluppa e rafforza le propri attitudini e competenze.
Partendo da questo presupposto siamo in grado di affermare che le esperienze che ogni persona vive, incidono sui collegamenti sinaptici che il cervello crea. Le esperienze positive favoriscono i processi maturativi, al contrario esperienze negative o traumatiche possono ritardare o impedire la formazione di certi processi alterando anche il volume di certe strutture cerebrali.
Il cervello quindi è dotato di una plasticità cerebrale in quanto c’è una stretta interazione tra stimolazione ambientale e struttura e funzionamento cerebrale. Questa plasticità permette a ogni persona di apprendere nuove cose e, nonostante tutto ciò sia più semplice e immediato per i bambini, anche gli adulti possono riuscirci (per es. imparare una nuova lingua) anche se con più tempo e con più fatica.
In quest’ottica la psicoterapia può considerarsi una forma controllata di apprendimento nel contesto di una relazione terapeutica. Su alcune persone con diagnosi clinica precisa (per es. depressione e disturbi d’ansia) sono state fatte indagini controllate attraverso le tecniche del neuroimaging funzionale che hanno un’elevata risoluzione e mediante le quali è possibile valutare se e in che modo si modifica l’attività delle diverse aree del cervello a seguito del trattamento psicoterapico.
I risultati di queste ricerche concordano sul fatto che alcuni interventi psicoterapici modificano l’attività cerebrale soprattutto a livello di aree specifiche (per esempio la corteccia pre-frontale, il cingolo anteriore e l’amigdala). Queste modificazioni a carico di queste aree corrispondono a un miglioramento del paziente e a una riduzione dei sintomi.
Nel caso dell’esperienza della psicoterapia dinamica il cambiamento si deve principalmente a due aspetti che agirebbero in maniera sinergica: l’esperienza relazionale terapeutica e l’interpretazione di processi e contenuti inconsci.
Le persone che hanno fatto una psicoterapia dinamica ricordano che i momenti significativi per il loro cambiamento sono stati quelli carichi di elementi affettivi-emotivi della relazione con il terapeuta.
Questi “momenti di significato” e la nuova relazione di attaccamento che si istaura tra paziente e terapeuta consentono l’acquisizione di nuove memorie anche affettive. Questo si riflette in modo positivo nel modo in cui il soggetto si pone in relazione con se stesso e con gli altri.
Agire tempestivamente anche su piccoli segni di disagio può favorire il lavoro terapeutico e nuovi apprendimenti con effetti tangibili e positivi sul funzionamento celebrale.